Cos’è la paura
Per la paura vale lo stesso discorso fatto per la rabbia e per tutte le altre emozioni. La paura di per sè non è un problema. La paura esiste perché ci serve. Ed ha sempre un oggetto di riferimento. L’esempio dell’attraversamento pedonale è molto semplice e chiaro:
Immagina di avvicinarti ad attraversare una strada molto trafficata a passo spedito e tenendo gli occhi completamente chiusi. Potrai immaginarti la paura aumentare a mano a mano che ti avvicini al ciglio della strada, probabilmente gli altri tuoi sensi tenteranno di compensare la mancanza della vista attivandosi maggiormente, fino a che non arriverai a fare il primo passo sulla careggiata… Nel tragitto di avvicinamento alla strada il tuo organismo si attiverà al massimo per far sì che tu ti assicuri che non sopraggiungano veicoli. La paura fa parte di questa attivazione. In questo caso la potremmo immaginare come una voce che, con ognuno le proprie declinazioni, dice: “Oh stupido! Apri gli occhi che ti schiacciano!”. È per questo che guardiamo a sinistra e a destra prima di attraversare, perché sentiamo paura.
In realtà questo non accade quasi mai perché abbiamo appreso ed automatizzato il comportamento di guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada e lo mettiamo in atto prima che la paura sopraggiunga. Questo comportamento diventa così automatico che può “staccarsi” dall’esperienza del provare paura, cosicché in rari casi a qualcuno può capitare di attraversare la strada “sovrappensiero”, cioè non assicurandosi di guardare e non sentendo neppure la paura che sentirebbe se fosse “in contatto”.
Mentre ci avviciniamo con gli occhi chiusi al ciglio della strada sentiamo la paura aumentare; quando apriamo gli occhi e guardiamo a destra e sinistra la paura diminuisce o scompare. Adesso possiamo attraversare tranquillamente. Sentire diminuire il livello di paura, dopo che abbiamo fatto qualcosa in relazione all’emozione di paura insorta, significa avere un’indicazione di essere sulla buona strada e che la nostra risposta è stata adeguata alla richiesta.
Rimuovere la paura – gli attacchi di panico
Alcune persone hanno un pessimo rapporto con la paura, non la tollerano affatto e mettono in atto delle strategie intrapsichiche per tentare di non sentirla. Nel caso questo atteggiamento tendente alla rimozione della paura (o meglio, delle paure) diventasse un automatismo, la persona che lo mette in atto potrebbe iniziare a soffrire, o prima o dopo, dei cosiddetti “attacchi di panico”. Nascondersi la paura ogni volta è come spazzare la polvere “sotto al tappetino”; dopo un po’ di tempo quel tappetino sarà talmente alto che il soggetto ci inciamperà. Così tutto ad un tratto sentirà la paura e non saprà né di cosa né il perché gli è venuta. Il problema percepito sarà la paura stessa e così inizierà ad avere paura della paura.
Altro esempio:
Se sto vedendo un film horror che mi sta impaurendo moltissimo ma invece di spegnere la TV, abbassare il volume, “guardare” la tv con le mani sugli occhi, abbracciare il fidanzato o la fidanzata (se a disposizione), inizio a riempire la stanza di allegri fiorellini gialli, cioè se non metto in atto una azione adeguata in relazione all’oggetto della paura, la paura aumenterà, e se per caso quella notte danno la maratona de “lo squalo” il patatrac è fatto.
In terapia capita di trovarsi di fronte a persone che ti chiedono di togliergli la paura, ancor prima di riconoscerla, ancor prima di sentirla, semplicemente avendola annusata in lontananza. Questo è precisamente quello che già tentano di fare da soli ma che per l’appunto non riescono più a fare. La paura aumenta quando non la ascoltiamo o non le rispondiamo adeguatamente. Come negli esempi dell’attraversamento pedonale senza precauzioni, degli allegri fiorellini gialli in relazione al film horror e della polvere sotto al tappetino. La paura invece diminuisce se le rispondiamo adeguatamente. L’incoscienza è un altro tentativo di scavalcare l’ostacolo paura gettandosi nell’azione a occhi bendati. Alcune volte può funzionare, altre no. La paura è un’emozione che ci serve prima di tutto a restare vivi. Il coraggio, invece, è quella cosa che nasce e vive nello spazio che c’è tra “il desiderio di” e “la paura che”.